Column N.07 – Kampfar & Aara (2019)

 

Qualcuno li aveva dati per dispersi, altri per malati -se non morti- e qualcun altro perfino per finiti e sciolti; al netto delle disperazioni dei fan, nonché di problemi di salute ed altri avvenimenti nefasti di natura personale che hanno influito sul periodo di pausa con annesso anno e più di social detox totale e di prim’ordine, i Kampfar (che mai avevano effettivamente annunciato nulla che fosse uno scioglimento o altro) sono tornati apparentemente più in forma che mai.
Il quartetto norvegese sembra, ancor prima di di essere stato via unicamente impegnato e concentrato a scrivere altra grande musica, innanzitutto aver dato una lezione assolutamente attuale su quanto la mancanza di eccessive distrazioni e di quei continui e schiavizzanti vincoli tipicamente “sociali” possa fare miracoli e sia, per un vero artista, almeno in determinate fasi quantomai realmente necessaria.
Si può anche attribuire come sempre tutto al caso; il dato di fatto è però che “Ophidian” -primo estratto da quel che sarà “Ofidians Manifest”, ottavo full-length dei veterani in arrivo il 3 maggio nuovamente per Indie Recordings– suona ricolmo e strabordante proprio di quella finissima e travolgente ispirazione che ha contraddistinto già gli ultimi due eccelsi dischi “Profan” e “Djevelmakt”; doppietta che era stata per molti versi un punto di svolta nell’evoluzione del gruppo. Senza allontanarsene troppo stilisticamente, ma consegnando con ricchezza e senza fallire il solito carico di sbalordimento compositivo e selezionate novità ad intessere attesa nonché il più grande interesse, “Ophidian” riprende il filo laddove era stato interrotto per ricominciare senza la minima fatica quel cammino di conquista che i Kampfar sembrano quantomai lontanissimi dal voler abbandonare.
Se queste sono le premesse, possiamo già stare sicuri rispetto a quello che sarà con ogni probabilità un altro impressionante tassello della loro (per qualità ma anche modi) sfavillante carriera. Splendidi.

Lo trovate su YouTube.

Tracklist:
1. “Syndefall”
2. “Ophidian”
3. “Dominans”
4. “Natt”
5. “Eremitt”
6. “Skamløs!”
7. “Det Sorte”
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Niente attesa e niente incertezze invece per i secondi di oggi in colonna: qui ed ora gli svizzeri Aara sono l’ennesima (lo si dica per numero, ma va da sé non per stile – ancora una volta diverso) nuova affascinante ed effettiva realtà a provenire dall’enormemente fertile sottosuolo elvetico. Vi avevamo già anticipato qualche settimana fa con “Rote Trümmer” l’arrivo del loro debutto a ciel sereno “So Fallen Alle Tempel” (uscito questa settimana per Naturmacht Productions), che ora potete finalmente ascoltarvi nella sua interezza un po’ ovunque voi preferiate.
Abbiamo però pensato di non perdere l’occasione per presentarvelo intanto con un pezzo qui: “Aare” è la traccia più breve del disco e senza esagerare nello svelare le piacevoli sorprese dell’album offre già un buono spaccato sia dello stile che di cosa possono contenere anche gli altri (e decisamente più lunghi) brani del full-length.
Quattro minuti intensi che anticipano la personalità del combo nel mescolare del Black Metal atmosferico incredibilmente grezzo, tagliente, lo-fi ma d’impatto, granitico come una montagna e lancinante come i suoi inumani vocalizzi, con la particolare e distinta magnificenza di commistioni corali monastiche gregoriane dal sapore fortemente medievale a spezzare l’oscurità in omogenei sprazzi dall’ottimo gusto melodico. I montani spaccati ambientali e naturalistici non fanno altro che corroborare una formula che, nella sua essenza efficacemente tutto tranne che lavorata, si dimostra già grandemente originale e perfettamente in grado di colpire fin dal primo ascolto.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Was Bleibt Ist Der Regen”
2. “Monolog Eines Berges”
3. “Aare”
4. “De Profundis”
5. “Rote Trümmer”
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Matteo “Theo” Damiani

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